Autentico e senza ombre
L’alchimista Marco Lo Russo – “La mia vita in musica!” L’uomo e l’artista, quando incontri un personaggio come Marco Lo Russo non puoi fare una distinzione, sarebbe come cercare una linea di demarcazione tra la terra e l’acqua che l’alimenta. Autentico e senza ombre, Marco è un generoso, si lascia attraversare, ti invita a camminare a piedi nudi nel suo terreno, per il piacere di condividere la grande passione della sua vita: la musica. Alchimista per vocazione, sul palcoscenico, come nel più perfetto degli spettacoli d’illusionismo, riesce a trasformare magicamente l’ovvio in eccezionale e il comune in straordinario.
Parvapolis feb 2016 L’alchimista Marco Lo Russo by Elisa Saltarelli
Molto legato alla famiglia e amante delle cose semplici, ha costruito la sua roccaforte di sani valori in un ambiente affettivo che lo ha sempre sostenuto, permettendogli di diventare l’uomo forte e determinato di oggi. Gli occhi verdi brillano quando parla della sua Sermoneta, l’emozione è palpabile quando descrive nei dettagli la sua casa, il giardino, il suo cane, e gli abbracci calorosi di sua madre e di suo padre, che ritrova ogni volta di ritorno dai concerti in giro per il mondo. Viaggiare è sospendere il proprio quotidiano, è congelare le abitudini, è allontanarsi dalle certezze, ma è anche ritornare ciclicamente nello spazio ideale, in cui il suono lento e gentile di un carillon dal disegno antico, scandisce un tempo domestico dipinto coi colori pastello, fatto di profumi, rumori, suoni della campagna e i sapori della cucina di mamma Palma. Per Marco tutto questo è fondamentale. Muoversi nel mondo significa voler concedere una parte di sé che non tutti sono disposti a dare, se non si ha dentro un fanciullo sazio d’amore con la sana curiosità di scoprire il nuovo. Marco ha la consapevolezza del proprio valore e delle proprie radici, questo è il segreto per cui l’artista e l’uomo convivono in un patto saldo fatto di equilibrio e di forza indissolubile. Comporre, suonare, insegnare, credo che per lui sia una missione, una maniera per restituire una parte di tanto amore avuto, un modo per dire grazie a Dio per la genialità ricevuta in dono. È lui lo scrivano della sua esistenza e lo fa con le note su uno spartito infinito con cui riesce a descrive la bellezza dell’universo, fissando sulla carta le gioie, i dolori, i desideri, componendo la più movimentata delle sinfonie. Ora il pubblico lo aspetta, si sente l’energia salire dalla platea, l’artista entra in scena, le mani volano sulle tastiere, la mente dimentica la ragione, il tempo si dilata, le note sussurrano e gridano emozioni, Marco non suona, ti insegna a volare.